giovedì 18 novembre 2010

Fatti miei


Per la serie, tiriamocela un po'. Questa è la mia letterina al Fatto Quotidiano. L'ho spedita due giorni fa, vi lascio immaginare la sorpresa che ho provato quando mi sono visto pubblicato. In realtà è stata parecchio ridimensionata (e a fare gli stronzi pure piuttosto rimaneggiata). Ma è lei, e ne sono contento.

Per completezza, e per non sembrare quello che sembro rileggendomi sul giornale, dirò che in origine suonava così:

 
Gentile Colombo,

    leggo or ora la notizia che Maroni è andato su tutte le furie per le accuse di Saviano alla Lega Nord. A dire il vero non capisco il perchè (la citazione di Miglio e la precisazione sul consigliere non indagato mi sono sembrate forti ma pertinenti).

    Ma la domanda che volevo farle è un'altra: qualche mese fa Saviano venne a Trento, la mia città. In un passaggio del suo discorso disse più o meno le stesse cose di ieri sera; la cosa suonava tipo "la mafia non è una cosa lontana: c'è in Lombardia, in Emilia, pure voi in Trentino l'avete rischiata quando la 'ndrangheta ha cercato di inserirsi nel mercato delle mele". Apriti o cielo: la notizia per la stampa locale divenne non "Saviano: la mafia non è una cosa lontana" ma "Saviano: la mafia sulle mele". Come la vecchia storia del maestro, del dito e della luna.

    Mi pare che per la Lega stia succedendo lo stesso. E' colpa dei giornali e dei giornalisti? E' sintomo di quell'imbarbarimento lessicale che sta rovinando il modo non solo di esprimersi, ma pure di pensare? Ma è possibile che se uno appena appena accenna un ragionamento articolato invece che la solita stucchevole paratassi, per confutarne le tesi si imbastiscono geremiadi non sulle conclusioni ma sugli esempi?

    Cordiali saluti

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