mercoledì 23 marzo 2011
Matematiche incertezze
Ci risiamo. Quando mettono il presidente davanti a una videocamera non può fare a meno di dare i numeri. Ce ne accorgeremo ancor di più quando verrà messo in onda sulla Rai lo spot del Ministero del Turismo, sequel di Magica Italia, che narra le bellezze del nostro paese. Anche in questo caso il narratore è lui, Silvio Berlusconi: in Magica Italia si era limitato a prestare la propria voce; stavolta compare direttamente in video. I risvolti comunicativi sono ovviamente fortissimi. Mentre il suo diretto oppositore si fa ritrarre corrucciato in bianco e nero, il presidente sbuca - con l'ennesima scusa - dal piccolo schermo, affiancato dalle straordinarie bellezze del Belpaese ed evocando una frase ormai storica: "l'Italia è il paese che amo".
Potremmo dilungarci per settimane nell'interpretare la scelta del ministro Brambilla, che ha incaricato proprio il suo Capo per un simile compito. Potremmo star qui ad elencare gli innumerevoli elementi propagandistici che stanno dietro uno spot elettorale: in Italia per legge non si può fare, rendendo quindi necessario qualche trucchetto per infilare un leader politico in uno spot televisivo da prima serata. Potremmo parlare dell'effetto dirompente - e a volte determinante - degli spot, soprattutto in Italia. Potremmo analizzare l'inquadratura del monologo berlusconiano, con tutti quei fiori, il quadro, il voluminoso tomo titolato "ITALIA" che il presidente sfoglia con leggerezza. Potremmo parlare del tono di Berlusconi, della sua verve da venditore di tappeti, di quel sorriso degno di Monna Lisa, delle sue movenze affettuose. Potremmo parlare del suo linguaggio ("lo sapevi?", "l'Italia da amare"). Potremmo commentare la servile propaganda del ministro Brambilla ("Si tratta della prima volta in assoluto che un capo di governo sceglie di mettersi a disposizione con tale generosità e senza chiedere alcun compenso").
Eppure c'è solo un dato che mi preme evidenziare. Dice il presidente come prima frase dello spot: "l'Italia è il paese che ha regalato al mondo il cinquanta percento dei beni artistici tutelati dall'UNESCO". Manco a farlo apposta: prima frase, ennesima cazzata. Sul fatto che l'Italia detenga il primato quantitativo di siti UNESCO non c'è da ridire, ma la percentuale è "soltanto" del 4,9%: 45 siti su 911, 3 naturali e 42 culturali. La Spagna, per fare un esempio, ne ha 42. La Francia 35. Hanno un sito, alle Nazioni Unite, che lo conferma. Secondo l'assioma berlusconiano (e secondo gli attenti autori dello spot) Italia, Francia e Spagna avrebbero da sole un numero di siti maggiore del totale. Certo, detta così il 5% sembra un dato sminuente, ma è una percentuale altissima se consideriamo le minuscole dimensioni geografiche dell'Italia rispetto al mondo intero. La Cina, che è quasi grande come l'Europa, ne ha 40. Ma il 5% suonava talmente misero che per quantificare il primato italiano il ministero del Turismo ha ben pensato di decuplicare il dato. A che scopo nessun lo sa.
Sarebbe da capire quanti di quei siti stiano nei mobili confini della Padania. Anzi, magari la prossima volta, ministro, proponga lo spot a Renzo Bossi. Vai a vedere che alla fine risulta addirittura più credibile persino in matematica.
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