giovedì 31 marzo 2011

Cortesemente vaffanculo



Fra tutte le parolacce italiane, devo ammettere che al terzo posto nella graduatoria di quelle che dico più spesso c'è quel capolavoro di insulto che è il vaffanculo. Lo usiamo tutti, soprattutto in macchina, per invitare gli altri automobilisti a comportarsi diversamente da come si comportano. Dice il dizionario italiano alla voce "vaffanculo":

(int. volg.) insulto duro, come dire "vattene", esortazione a smettere e andarsene; andrebbe rivolto a una singola persona, c'è chi lo usa anche al plurale vaffanculi: ma -, va! - tutti quanti! Fig. per insulti: mi son preso un -, ha seminato - a tutti.

Per essere una parolaccia ha una gran fama nel mondo. Tempo fa parlavo con un americano, che mi faceva notare come lui e i suoi connazionali amino questa espressione, che solo per il suono armonioso rende leggera e divertente una qualsiasi sfuriata: I don't give a damn about this, I don't care, it's not my business... e vaffanculo! Ma noi purtroppo 'sta beata parolaccia non la amiamo più: è volgare e omofoba oltre che piuttosto inflazionata. Ciò ha reso necessaria l'introduzione di un bruttissimo eufemismo: "vaffa", o "il vaffa" come si trova più spesso.

La colpa è stata di Beppe Grilloche qualche anno fa organizzò il "Vaffanculo Day" in risposta ai vari Family e bischerate varie. Dal momento che aveva riversato in piazza qualche centinaio di migliaia di persone la notizia venne riportata dai giornali (tranne il Tg1), che si trovarono così impacciati da quella mostruosa parolaccia. Eccolo quindi trasposto in "il Vaffa Day", con buona pace dei benpensanti. Da allora è stato un susseguirsi: i vaffa di Daniela Santanchè (che per finezza si affida al gesto, che è uguale ma più sofisticato), il vaffa di Santoro a Masi, il vaffa di qualche calciatore eccetera.

Ma come diceva Moretti le parole sono importanti e non serve certo una laurea per sapere che le contrazioni, gli eufemismi e i diminutivi sono il pane quotidiano degli spin doctor: "no, il mio non era un insulto, era un invito, che ammetto essere stato un po' colorito". Il "Vaffa" è proprio questo: un volgare insulto omofobo depotenziato e ridotto a ridicolo, che fa sorridere grazie al troncamento della parolaccia ("culo") e grazie ai miracoli della fonetica. La doppia f infatti è una garanzia linguistica che rimanda a qualcosa di buffo, come fuffa, baruffa, uffa, giraffa, caraffa, zuffa e se ci pensate pure truffa come parola non è poi male. Sareste mai andati da quello che vi rubava la ragazzina alle medie a dirgli, testuale, "hey tu, vaffa!"? Come minimo quello vi rideva in faccia, mentre con un bel vaffanculo per esteso era forse la volta che si arrabbiava sul serio.

Sta di fatto che "vaffa" non vuol dire "vaffanculo", così come "escort" non vuol dire "zoccola". Sono operazioni linguistiche che modificano gli eventi, che smussano la narrazione e, dal momento che spesso le parole sono anche azioni, in definitiva falsificano i fatti. Quello di La Russa ieri non è stato un bofonchiotto ma un plateale vaffanculo. Domanda ai giornalisti: dal momento che La Russa è responsabile di quello che fa e di quello che dice, tanto più in quanto carica pubblica, perchè non riportare per esteso il suo virgolettato così che i lettori ne possano meglio giudicare autocontrollo e savoir-faire?

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