giovedì 21 aprile 2011
Con un poco di zucchero, la pillola va giù
In Italia, da qualche anno, sta prendendo piede la teoria per cui cambiare la Costituzione sia un po' come cambiarsi le mutande. Al primo ostacolino che quei birbanti dei padri costituenti hanno messo per bilanciare i poteri dello stato ecco schiere di governanti e parlamentari che si stracciano le vesti per presunti limiti all'azione dell'esecutivo.
Certo, quella del presidenzialismo è una storia vecchia e stravecchia. Io forse sono troppo giovane, ma mi pare che la proposta venne avanzata addirittura dai socialisti negli anni Settanta. Ma erano anni cruciali, sembrava che il vento stesse cambiando, fra il compromesso storico e la rivoluzione del Midas. Proposte come la riforma costituzionale erano argomentate, discusse sulle riviste politiche, nei circoli, nelle fondazioni e persino fra i cittadini. Sembrava inevitabile che per uscire dall'impasse dei governi balneari si dovesse andare a toccare il DNA dello Stato, un'azione legislativa quasi sacra, esclusiva come solo le nozze dei reali. Ma nemmeno in quel caso la proposta passò dalle parole ai fatti, e nessuno osò alzare la penna sulla Costituzione.
Oggi per fortuna siamo diventati moderni. Non servono più remore e tediose discussioni per cambiare la Costituzione: basta un'idea bislacca e una buona maggioranza. Per il resto, spazio alla creatività e all'immancabile neolingua italiana, vero e proprio poco di zucchero con cui la pillola va giù.
Ieri il pidiellino Remigio Ceroni se n'è uscito con la proposta di integrare l'articolo 1 della Costituzione. Secondo lui andrebbe ribadita già dall'inizio la "superiorità gerarchica" del Parlamento, "troppo debole e tenuto sotto scacco da magistratura e Consulta". A parte la storia della "superiorità gerarchica", di tutta questa proposta delirante mi fanno paura solo due paroline: sotto scacco.
Curiosa espressione. Far valere le regole vorrebbe dire tenere sotto scacco qualcuno. Per la stessa logica l'arbitro terrebbe sotto scacco i calciatori, il preside terrebbe sotto scacco gli studenti, l'amministratore terrebbe sotto scacco i condomini. Tenere sotto scacco è quasi un tecnicismo: implica pericolo, limitazione, paura, obbligo alla ritirata, fallimento della propria strategia. Non vuol dire controllo ma minaccia. Ecco, è questo il concetto che passa, che la gente percepisce: non la proposta, ma la minaccia delle istituzioni sul Parlamento in cui la parte politica del Ceroni è al momento in maggioranza.
Forse non ce ne siamo ancora resi conto, ma questa gente usa la neolingua è come una siringa: ci inietta i concetti sottocute. Siamo passati dalla goccia cinese a Inception. E se permettete, la cosa un po' mi inquieta.
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