mercoledì 27 aprile 2011
Equal time, equal money
Se ricevessi un centesimo ogni volta che qualuno invoca la par condicio oggi probabilmente sarei plurimiliardario.
Par condicio. E' un concetto strano, che francamente capisco e non capisco. Capisco ad esempio che a tutti debba essere data la possibilità di esprimere le proprie opinioni senza particolari sudditanze temporali: gli americani, che mal sopportano la fumosità del latino, la chiamano più esplicitamente equal time, stesso tempo per garantire il pluralismo (che sulla carta è alla base della democrazia, no?). Non capisco invece perchè par condicio, oltre che equal time, non voglia dire anche equal money. In Italia infatti non si fa quasi mai riferimento al vero motore delle campagne elettorali: i soldi. Ammetto che avremmo campagne più meccaniche, ma è solo irrigidendo i limiti che si può essere creativi per davvero e uscire dagli schemi (è la vecchia storia del verso libero e della rima dantesca).
Oggi, tornando a casa, sono passato per Piazza Argentina. Mi è venuto incontro un signore di mezza età con un plico di volantini in mano che mi chiedeva se conoscessi il programma elettorale di Giuliano Pisapia. Ci è rimasto male quando ha scoperto che non sono per davvero di Milano, l'ho salutato ed è finita lì. Poi però ho guardato dall'altra parte della piazza, dove al momento c'è uno stand di un candidato del PDL che supporta Letizia Moratti. E lì mi sono detto: par condicio?
Quello di Pisapia è il classico gazebo bianco, con il tavolino ripiegabile, i manifestini appesi sulle pareti di plastica, una bandiera infilata in uno dei pali e un paio di volenterosi progressiti un po' agée in maglioncino rosso a fermare la gente per strada. Lo stand pidiellino invece è un cubo trasparente con una scritta luminosa azzurra, con dentro un ragazzo incravattato e una ragazza in tiro da gara. Se uno si ferma al semaforo di Corso Buenos Aires, e si guarda per l'appunto a destra e a sinistra vede due mondi diversi con due postazioni che fanno la stessa cosa in modi diversissimi. Detta meglio: comunicano in modo diversissimo.
Mi chiedo come pretenda Pisapia di fare lo scalpo alla Moratti quando allo stand avvenieristico e moderno del PDL si oppone con un gazebo sfigato. Poi però mi ricordo di aver letto che il budget di Pisapia per la campagna elettorale sfiora il milione di euro. Quello di Letizia Moratti è di venti milioni.
Ora mi dico: dove sono i difensori della par condicio, quando un candidato può spendere venti volte la cifra del suo oppositore? Perchè non ci rendiamo conto che se non si limita anche la spesa uno può essere anche un genio assoluto ma rimarrà sempre come un capitano Achab che si scaglia su una balena bianca armato solo di un temperino?
Qualche anno fa, quando Letizia Moratti divenne sindaco di Milano mi colpì un articolo, non ricordo nemmeno di chi, in cui si ricordava come Donna Letizia, ai tempi in cui era ancora ministro, chiese con insitenza a Giulio Tremonti dei fondi per la scuola. Quando la richiesta fu oggettivamente insostenibile si dice che Tremonti le abbia risposto: "Letizia, il Governo non è tuo marito". L'articolo proseguiva sottolineando come per la campagna elettorale meneghina, Moratti abbia speso dodici volte la cifra spesa da Ferrante, chiudendo il pezzo con queste parole: "Gianmarco Moratti poteva regalare tante cose a sua moglie. Le ha regalato Milano". Capii tante cose, e sulla par condicio cominciai a non capirci più niente.
PS.: provate a cercare su Google Immagini "par condicio". Vi aspettereste uno Scalfaro, e invece c'è un faccione con un bel paio di baffoni che si ripete a profusione...
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