martedì 15 marzo 2011
Better safe than sorry
In materia di nucleare, come tutti noi, soprattutto in questi giorni, soprattutto oggi, sono piuttosto confuso. Il fatto poi che io rientri nel 99,9999% della popolazione italiana che non sa nemmeno che forma abbia una centrale nucleare rende ancor più confusa la mia confusa confusione.
Ho sentito la riflessione di Giuliano Ferrara ieri sera e stranamente, per una volta, mi sono trovato in accordo con lui: l'auspicio è che si possa riflettere serenamente sulla questione. Certo è un po' difficile farlo mentre in Giappone una centrale nucleare è sul punto di esplodere e di mandarci tutti quanti al creatore, ma sarebbe come riflettere sul porto d'armi mentre ti stanno rapinando (o sull'ipotesi di una guerra il 12 settembre 2001).
Un po' di tempo fa girava uno spot del forum sul nucleare da cui è tratta l'immagine qui sopra. Lo spot è stato vietato perchè, dice il Giurì dell'Istituto di autodiscpilina della pubblicità, manda un messaggio pro-nucleare: le ragioni del "no" sono affidate alle pedine nere della scacchiera, dunque ai "cattivi", in contrapposizione ai bianchi, "buoni", a favore del nucleare. Io a scacchi di solito gioco col nero e non mi sento affatto una brutta persona. Anzi, la domanda finale - che era una cosa tipo: e tu ti sei fatto un'opinione? - rimandava a un forum, dove appunto si discutono ragioni opposte (e magari si impara). A me, che solitamente sono molto malizioso su queste cose, non era sembrato affatto fazioso. Anzi, mi aveva fatto notare - con evidente ragione - come di atomi non ne sapessi nulla.
Il nucleare fa paura. Che sia pericoloso e potenzialmente apocalittico non lo nega nessuno. Sarebbe sciocco negarlo. Pure io, come tutti, sto provando la mia buona dose di paura in queste ore, moltiplicando le domande. Ma la paura fa un po' a pugni con la ragione, e la ragione è l'ossatura dei giudizi.
Dunque vuol dire che sono favorevole al nucleare? Vuol dire che sono contrario? Al momento non lo so. Di una cosa però sono sicuro: dei pareri unidirezionali ed emotivi tendo solitamente a diffidare esattamente come di quelli illogici ("Il dubbio non è piacevole, ma la certezza è ridicola" diveca Voltaire). Leggo le opinioni contrastanti di gente che ne sa più di me come Umberto Veronesi, Mario Tozzi, Carlo Rubbia, i professori Carlo Lombarti e Massimo Scalia nonchè quelli scritti qui cercando di farmi un'idea. Già così la confusione aumenta, ma come diceva il saggio to be confused is to know.
PS.: Sul tema è tornata oggi (16/2) Barbara Spinelli con un editoriale intitolato "Il dovere della paura". Sul Corriere invece c'è un bel delirio del noto tuttologo Angelo Panebianco dal titolo "La paura e la ragione", ottimo esempio di come non si dovrebbe ragionare.
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