mercoledì 4 maggio 2011
L'orrore, l'orrore
A costo di ripetere cose che sono ormai sulla bocca di tutti, due righe sull'affare Bin Laden mi permetto di dirle anch'io. Senza ragione, direte voi, visto che da qualche tempo praticamente non leggo più i giornali, non guardo la televisione e, se proprio va di lusso, sfoglio distrattamente una rivista. Ma anche facendo senza volerlo una vita da asceta, il fatto che da tre giorni mi ritrovi sempre gli stessi titoli e sempre la stessa immagine ripetuta all'infinito, qualche domanda me la fa sorgere.
Spinoza.it c'è arrivata prima e meglio di tutti. La mattina in cui è stata data la notizia ha pubblicato una battuta fulminante: "E' morto Osama Bin Laden. L'ha ucciso l'indifferenza". Guardando le scene di giubilo che vengono dall'altra parte dell'oceano non posso che rimanere un po' perplesso. Roba che neanche Piazzale Loreto, ma in un altro modo e in un altro tempo. Da diversi anni Bin Laden era già morto e sepolto, ucciso dall'indifferenza. Ora che si è consumata l'uccisione, sarà impossibile decretarne la fine: per una mezza miliardata di persone prima era un leader e adesso è un martire. Così, quando fra cinquant'anni, la storia si troverà a doverne raccontare la vicenda, ci sarà sicuramente qualche problema.
Ma come al solito mi sorprende la proliferazione delle immagini di cui tanto si parla. Bin Laden è ricomparso sui nostri laptop, sui nostri palmari, sui giornali, sulle televisioni. La sua faccia circola liberamente, non deturpata dallo sparo che l'ha ucciso, ma con gli stessi lineamenti sprezzanti con cui, mille anni or sono, giurava morte all'America da una grotta afghana. Forse il paragone sembrerà blasfemo, ma se osservate come i talebani reggono in queste ore la foto del loro sceicco noterete che hanno le stesse espressioni dei fedeli che domenica portavano in trionfo le immagini di Giovanni Paolo II.
In questo momento tutto ruota intorno alla sua immagine, alla foto del cadavere prima taroccata, poi discussa, infine negata dai militari americani. Esattamente come con i serial killer non si diffondono i particolari per evitare gli emulatori. Eppure, nessuno ha mai visto Bin Laden. Nemmeno prima che lo ammazzassero. Nemmeno nel 2001. Le immagini che si hanno di lui sono tutte registrate, come Enrico Ghezzi a Fuori Orario. Bin Laden non si è e non è mai stato mostrato. Negandosi ed essendo negato ribadisce la sua presenza e ciò che rappresenta, vale a dire la personificazione di un'idea, del terrore invisibile.
Bin Laden l'altra sera non è morto. E' risorto e ci precede dappertutto. I tremila morti dell'Undici Settembre ormai sono lontani nel tempo e nella storia: sono ancora vivi nel terribile e indelebile ricordo di noi che c'eravamo o, meglio, di noi che abbiamo visto. Ma nel frattempo, rapidissima, è passata una generazione. E per molti versi anche un'era.
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